martedì 22 maggio 2012

A me la libertà, non piace.




















I. Canzoni dei Liberi









A me la libertà non piace.
Non me ne piace l'idea e la dimensione, suggerita in questo tempo, che la libertà sia libera (questo commento dalle nostre parti non ha troppo senso, ma immaginatelo in inglese dove gratis e libero si dicono allo stesso modo "the idea that freedom is free"), in un mondo dove niente è gratuito, non possiamo immaginare che la libertà sia un dono.

Non mi piace che qualcuno mi regali la libertà, me la conceda, me la suggerisca, me la imponga, mi ci obblighi.
Siamo sempre più costretti ad essere liberi, e per costretti ad essere liberi intendo essere assoluti, totalmente privati da ogni tipo di legame, lanciati nella vita senza alcun cavo d'ancoraggio.
Con tutte le belle poesie che ci parlano della bellezza e della lirica del volo libero senza catene ci hanno preso per il culo e noi neanche ce ne siamo accorti.
Voliamo e vaghiamo, siamo vaghi e incerti, e abbiamo lasciato il campo e la terra liberi all'esercito ancora selvaggiamente irregimentato degli addetti al controllo della nostra libertà.
Siamo malati di una libertà assoluta. Si può fare tutto, lo si può fare adesso.
Sempre che tu ne abbia i fondi.
Abbiamo questa libertà di scegliere come spendere i soldi che guadagnamo in regime di schiavitù.
Abbiamo questa libertà d'essere carne da cannone per la difesa dei sacri interessi del controllore di turno, oramai neanche chiamati alle armi. Ci faranno esplodere in qualche piazza, senza troppo rumore.

A me la libertà non piace, così come è diventata il primo strumento di schiavitù, soppiantando tutti i rozzi strumenti della prima epoca di quei principianti degli uomini moderni.

Negli anni in cui era attiva la Capanna dello Zio Tom ancora qualcuno poteva sperarci di scappare dalla schiavitù. La libertà era un confine da attraversare, semplice come camminare da qui a lì, inseguiti dai cani.
Bastava essere veloci o furbi, per diventare liberi.
Esisteva la schiavitù per le strade, e il suo contrario.
Ma poi arrivò l'emancipazione, l'abolizione della servitù della gleba, il pensiero liberale, e poi quello liberista.
Tutti siamo diventati liberi e la schiavitù è sparita dalle nostre terre.
L'esistenza è stata concessa per la prima volta nella storia solo alla libertà.
E sono stati liberi i poveri schiavi, ma soprattutto sono stati liberi i loro padroni.
Liberi di sfruttare quel qualcuno che si trovavano di fronte senza neanche più l'obbligo di accudirlo e svezzarlo.
Non era più loro proprietà, un giornaliero salariato, non era più un loro problema.

Il mondo era in un momento in cui la capacità di rivoltarsi era ancora alta, e poi si aggiravano certi spettri per l'Europa (BOO! Haunted Red House) si doveva aspettare ancora molto perché questo volesse dire qualcosa.
Dovevano ancora convincerci a questa libertà unica, questa novità del mondo, il mondo dei liberi.
I nostri canti per decenni sono stati ancora canti di paura e di antichi tornei e faide.
Ma dopo che la guerra ci sconvolse (noi liberi, in una guerra di liberi, mentre liberamente le masse accedevano al potere scegliendo l'antichissimo rituale del cesarismo) era rimasta poca forza sul territorio per opporsi a una linea dominante di libertà.
Niente più privilegi, o signori locali, o vescovadi, o comunità.
La libertà, il libero scambio, la libera circolazione, il volo, ad ogni anno che passa, sempre più in alto, sempre più distaccato dalla pesantezza della terra.

Siamo liberi dalla terra. Dalla schiavitù dello svegliarsi all'alba per pensare al cibo.
La terra è pesante, ma la nostra libertà è intervenuta a toglierci dalle spalle questo fardello. La nostra perizia tecnica, il nostro libero genio.
Siamo liberi dalla terra, creature aeree, che possono decidere tutto di loro, dal colore del piumaggio alla larghezza del seno.

L'epoca dei giochi di ruolo online e della "creazione del personaggio".

Personaggio.
Questo potremmo dire anche di noi.
Che siamo dei bei personaggi, costruiti per piacere, liberi di essere piacevoli, perfetti, sorridenti, luminosi, vincenti.
E mai il contrario.

Cosa ci hanno concesso, o meglio, a cosa ci hanno obbligato? C'è in questa libertà uno spazio per dichiarare che questa libertà è credibile quanto la mia abilità di lanciare palle di fuoco e sciami di meteore dalle mani (incantesimi di alto livello).

Certo che posso dirlo. Come qualcuno può mettersi un orecchino e qualcun altro rimanere a letto fino alle dieci del mattino.
Una serie di libertà infinite con le quali confrontarci che spalmano la libertà su tutto e su tutti, lasciandoci liberi e indifesi.

Un obbligo, un vincolo, è materiale resistente, un intralcio nel camminare di tutti, anche e soprattutto tra i piedi di coloro che si battono per il potere.

Noi ne siamo privi, noi siamo liberi.

Ma non abbastanza forti per difendere la nostra libertà.

(Perché un uomo libero è un uomo che deve essere grande almeno quanto la sua vita, se non di più)

E allora cos'è questa libertà di scelta e questa libertà del corpo se non la catena invisibile di una dittatura impalpabile, che nel suo criminale gioco di razzie e parassitosi dei pochi controllori non è altro che l'anticamera di una dittatura reale, che saremo sempre noi a scegliere, fieri nella nostra libertà.

In fondo nel mondo latino di cui siamo discendenti il dittatore veniva sempre richiesto dal suo popolo, e noi non siamo diversi, siamo solo più dissennati e svincolati nella nostra ebbrezza di libertà, che quelli i dittatori se li tenevano un anno o due, noi li bramiamo per sempre, sempre, sempre.

L'epoca moderna accompagna la libertà alla nascita del controllo totale delle istituzioni sulle nostre menti.

Evoluzioni dell'inquisizione si impongono sottili e celate dietro tutte le nostre lotte emancipative.

Siamo liberi, e sotto controllo. Come detenuti durante l'ora d'aria.
Un'ora d'aria tremendamente lunga per farci dimenticare le mura e le guardie armate.
E il fatto che sia il direttore a decidere qualità e quantità del nostro rancio, e quante pietre spaccheremo.

Potete crederci o non crederci, essere d'accordo o contestare, inventare un pensiero risolutivo o un altro sistema di visuale. Non è forse il nostro dramma, essere liberi di fare tutto questo, finché non battiamo contro i muri della prigione?

Ma non stupitevi più se vengo a dirvi che la libertà non mi piace.
Questa libertà non mi piace.

Forse ne preferivo una migliore.









Questo fu molto tempo fa.










"Quando ero più giovane credevo che esistesse libertà."



































(Questo messaggio è solo un pugno. Un pugno non propone, un pugno non risolve. Un pugno vi colpisce sperando di rompervi la mascella.)












Nessun commento:

Posta un commento