venerdì 11 maggio 2012
La mezza giornata di Napoli
Il ventre oscuro dell'Italia è la mia città.
Napoli.
Da apolide informale a stento ho il diritto di evocare una qualsivoglia familiarità.
Ma ci sono di quelle cose che non hanno bisogno che tu non sia uscito mai dalle mura per colpirti comunque.
Io dalle mura ci sono uscito presto, dalla baia, dal mare.
Sono nato il 4 Marzo 1990 a Napoli, in una clinica del centro, registrato al municipio di Via Chiaia.
Un secondo dopo ero già a Brusciano, paese di mio padre, lontano dalla città.
Ma per quanto tu possa ricordare poco, non è mai secondario.
A Napoli ci sono nato ventidue anni fa.
Ci posso tornare solo da turista, ogni tanto.
Quasi un figuro da canzone di Federico Salvatore (di quelle pensose e drammatiche).
Presa a frammenti, a fotogrammi, la città non migliora.
La vedi rovinare sempre più, un cornicione per volta, una macchia in più sui muri.
A tratti sempre più soffocante.
Non ci sono ancora tornato da quando è sindaco De Magistris, il mio tempo si è accorciato e si è distorto.
Vorrei vederla, certo, ma ho poca speranza.
Non perché diffidi particolarmente del Luigi.
Ma perché diffido severamente della situazione dell'Italia.
Di cui Napoli è il ventre oscuro.
Un milione di abitanti lanciato nella vita con poca speranza.
Man mano che scendiamo la china, Napoli sta già scavando.
Prendi un giorno qualunque.
Prendi oggi:
http://napoli.repubblica.it/cronaca/2012/05/11/news/napoli_protesta_davanti_a_equitalia_lanci_di_vernice_scontri_con_polizia-34903893/
"La polizia ha caricato manifestanti anti-Equitalia che stavano presidiando la sede di Corso Meridionale a Napoli. Contro gli uffici dell'agenzia erano state lanciate uova piene di vernice rossa ed esplosi due petardi. Poi, bottiglie e sassi sono partiti contro gli agenti del Reparto Mobile schierati davanti gli uffici. La polizia ha risposto caricando i manifestanti e lanciando alcuni lacrimogeni. Almeno uno dei manifestanti è rimasto ferito nel corpo a corpo.
La manifestazione è organizzata da ambienti dei centri sociali, riuniti nella sigla "Realtà di movimento napoletane contro Equitalia". Dopo i sette suicidi registrati in Campania a causa della crisi, circa 200 persone si sono date appuntamento in corso Meridionale. Un pullman è stato messo di traverso per bloccare il traffico sull'arteria.
Uno striscione, affisso al muro davanti all'ingresso principale della sede, recita: "Chiudere Equitalia subito". Manifesti, "Fermiamoli, ora basta!", "Pignoriamo Equitalia", tappezzano le facciate dei palazzi vicini. I manifestanti hanno trascinato cassonetti al centro della strada urlando "Assassini".
Tra le richieste avanzate, quella di chiudere gli uffici di Equitalia oggi per rispetto di chi si è suicidato. Proprio ieri un piccolo imprenditore di Vico Equense si è tolto la vita nel parcheggio del santuario di Pompei dopo aver lasciato una lettera di accuse contro l'agenzia di riscossione.
Dopo gli incidenti l'agenzia è stata chiusa, ed è protetta da quattro blindati della polizia. E' stato riaperto
al traffico il Corso Meridionale rimuovendo i contenitori della Nettezza urbana collocati dai manifestanti. La tensione resta forte e un elicottero della polizia sta sorvolando la zona per controllare gli spostamenti dei manifestanti, che a gruppi si sono spostati in alcune strade vicine.
Secondo i promotori della protesta, gli incidenti sarebbero scoppiati proprio per il rifiuto dei responsabili di Equitalia di chiudere gli uffici in segno di lutto."
Proletariato è sempre una parola attuale, a Napoli.
E in questi anni non fa che diventare sempre più presente, per quanto la società dei consumi possa averci trasformato tutti in consumatori pieni di desideri, anzi, forse questo aggrava la situazione.
A Napoli non si ride già normalmente, con tutta la fatica che uno deve fare per riuscire a fare qualsiasi cosa. Anche nei giorni migliori, non si è riso troppo.
Figuratevi oggi, in recessione.
La quota dei disoccupati si avvicina pericolosamente a quella degli occupati.
E anche gli occupati, come lo sono, e a prezzo di quali soprusi?
Napoli è il ventre oscuro dell'italia, la Campania le sue morbide budella.
Man mano che passano i giorni diminuiscono le speranze.
Lo Stato chiede il prezzo dell'appartenenza. Qualcuno non può pagare.
Qualcuno non regge la pressione.
Non siamo stati mai troppo attenti all'onore, come i giapponesi.
Il problema è che qui siamo oltre l'onore. Siamo alla più cieca depressione.
Forse è un caso, l'alta densità di suicidi campani degli ultimi giorni?
Forse è il primo allarme di quanto sia indifeso il ventre della Campania.
La reazione esplosiva di oggi verrà derubricata come "la solita violenza di alcuni", si faranno grandi discorsi sull'istituto democratico, si difenderanno i servitori dello stato, si darà quietamente la colpa a qualcuno d'altro. Lo spread, la Germania, il precedente governo, la Cina, la Grecia. Prendetene uno.
Ma a furia di derubricare e di farsi coraggio si rischia di perdere di vista molte cose.
Napoli non è mai "solita", Napoli non è mai l'ultima, Napoli non è sporadica.
Quelli che oggi erano duecento, domani quanti saranno?
Man mano che avanza questa irata sensazione di peggioramento?
Mentre scrivo già nel Milanese qualcuno aggredisce due ispettori di Equitalia.
Questo non è qualcosa che si fermerà con un qualche proclama di unità nazionale e qualche derisione televisiva.
Non sarebbe il momento di rinegoziare tutti, ora, nel momento in cui siamo ancora tutti vivi, a parte qualche ferito?
Di tornare a parlare di economia in favore dei cittadini, e non di economia che si fa servire dai cittadini.
Prima che esploda Napoli, altro che Napolitano.
Napoli è il ventre oscuro di un Italia che sta meticolosamente eseguendo il rito del Seppuku.
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