"...Vous savez qui je suis
Un homme pressé
Un homme pressé
Un homme pressé
J'suis une victime en fait
Un homme pressé
Un homme pressé
Un homme pressé
J'suis un militant quotidien
De l'inhumanité..."
Un homme pressé
Un homme pressé
Un homme pressé
J'suis une victime en fait
Un homme pressé
Un homme pressé
Un homme pressé
J'suis un militant quotidien
De l'inhumanité..."
Una enorme ruota.
Accumula la nostra forza. Paradosso.
La conserva senza dissiparla.
Una ruota enorme che vediamo dal di dentro.
Nessuno sa dove la ruota sta andando, forse neanche i capifila.
Una ruota enorme.
Più accumula forza, più ne vuole.
Che prima si camminava ed ora si corre.
Se si rallenta, la ruota ci porterà via con sé, spezzandoci le ossa.
Se indugiamo qualcuno ci calpesterà.
Una ruota enorme.
Magari corre verso l'orlo di qualche precipizio. Ma nessuno ha pensato ai freni.
Non si deve desiderare la stagnazione.
Non è educato.
Come i giorni di tregua ti molestino in quelli di guerra.
Il fiato e la mandibola ti si spezzano a forza di cercare aria.
Alla tua ansia dici di non preoccuparsi, che state lavorando al progetto giusto.
Raccolta fondi, aumento di sapienza, programma visibilità.
I luoghi cambiano come fossero dentro una di quelle macchine fotografiche finte che vendevano tanto tempo fa ai turisti. Schiacci, e c'è la torre di Pisa. Schiacci e c'è Ponte Vecchio. Schiacci è c'è Piazza del Campo a Siena.
Non volo fino ad avere problemi di fuso orario, ma è come se ne avessi.
A volte sul treno, in macchina, mi chiedo dove sto andando. Dov'ero un'ora prima. Dove sarò tra due ore.
Tutto finisce come se le ore fossero i nuovi secondi.
Preziose si lasciano consumare come incensi speciali nel fuoco.
Accumula la nostra forza. Paradosso.
La conserva senza dissiparla.
Una ruota enorme che vediamo dal di dentro.
Nessuno sa dove la ruota sta andando, forse neanche i capifila.
Una ruota enorme.
Più accumula forza, più ne vuole.
Che prima si camminava ed ora si corre.
Se si rallenta, la ruota ci porterà via con sé, spezzandoci le ossa.
Se indugiamo qualcuno ci calpesterà.
Una ruota enorme.
Magari corre verso l'orlo di qualche precipizio. Ma nessuno ha pensato ai freni.
Non si deve desiderare la stagnazione.
Non è educato.
Come i giorni di tregua ti molestino in quelli di guerra.
Il fiato e la mandibola ti si spezzano a forza di cercare aria.
Alla tua ansia dici di non preoccuparsi, che state lavorando al progetto giusto.
Raccolta fondi, aumento di sapienza, programma visibilità.
I luoghi cambiano come fossero dentro una di quelle macchine fotografiche finte che vendevano tanto tempo fa ai turisti. Schiacci, e c'è la torre di Pisa. Schiacci e c'è Ponte Vecchio. Schiacci è c'è Piazza del Campo a Siena.
Non volo fino ad avere problemi di fuso orario, ma è come se ne avessi.
A volte sul treno, in macchina, mi chiedo dove sto andando. Dov'ero un'ora prima. Dove sarò tra due ore.
Tutto finisce come se le ore fossero i nuovi secondi.
Preziose si lasciano consumare come incensi speciali nel fuoco.
"...in questa razza umana
che adora gli orologi
e non conosce il tempo..."
che adora gli orologi
e non conosce il tempo..."
Devo essere allucinato.
Una ruota fa girare i luoghi, una mente superiore muove le ore come fossero piume.
Io faccio finta di avere un piano. Lo dico a una bestia addormentata che mi sta sdraiata accanto. Colpa tua Calcare, se ora riesco a vederla. Ora devo stare attento a non svegliarla.
Faccio finta di avere un piano. Che ci penserò io. Che sono l'uomo nuovo che stavo aspettando.
Una ruota fa girare i luoghi, una mente superiore muove le ore come fossero piume.
Io faccio finta di avere un piano. Lo dico a una bestia addormentata che mi sta sdraiata accanto. Colpa tua Calcare, se ora riesco a vederla. Ora devo stare attento a non svegliarla.
Faccio finta di avere un piano. Che ci penserò io. Che sono l'uomo nuovo che stavo aspettando.
Hanno pagato tutti quegli anni da saltimbanco. Riesco quasi a convincerla.
Nella mia allucinazione sono pieno di paura.
Paura di avere sbagliato, senza sapere cosa sia l'esatto è difficile dirlo. Paura delle ore che precipitano veloci come piombo in acqua, accumulandosi. Ho paura della mia velocità, sulle curve della strada, lì dove i muri la sbarrano. Ho paura di perdermi in una campagna desolata.
Nessuno andrebbe da nessuna parte, senza una terribile paura.
Il brivido che corre lungo la spina dorsale mi sconquassa tutto il corpo.
Questa corsa infinita mi fa sorgere dubbi. Se sia indispensabile ormai per chi è impegnato in battaglia, se abbia uno scopo, o se sia solo il mio quotidiano subire sempre più feroce di una prassi a cui tutti siamo costretti, sempre più lontana da qualsivoglia traguardo.
Distanze che ci affanniamo a coprire ma che aumenteranno sempre di più con l'aumento della velocità massima.
La tregua che ti lascia aperta una visione, che ti chiede di rallentare.
Ma rallentare schiaccia le ossa e ti sputa più lontano possibile. Bisognerebbe rallentare ogni cosa. Ognuno. Rallentare a ritmi più umani. Camminare.
Ma desiderare la stagnazione è reato. Desiderare la lentezza, l'umanità, è obsoleto, da quando dobbiamo avere desideri elettrici. La povera vecchia macchina che tanto ci spaventò un giorno, oggi è quasi derisa. Imperi nascono e muoiono nel giro di venti minuti.
Desiderare il contrario è un reato. Perseguibile per leggi non scritte.
Io non sono il tipo da corsa.
Sono pesante e resistente.
A correre non sono buono.
Parecchio incline ai reati non scritti.
Devo controllare direzione e velocità.
Voglio farlo.
Ma in un epoca di menti alveare, cosa importa uno?
Al massimo la fonte di una incongruenza nel sistema cybernetico.
O tutto intorno si cambia per adattamento.
O verrò eliminato dai programmi di debug.
Bug.
Un tarlo aperto, che cammina sul cervello.
Oggi voglio avere il diritto di camminare, respirare regolarmente, muovere le mie mani al tempo del mio sangue. Voglio essere l'uomo, prima del codice. Rifondare il mondo su di me.
La tregua non ti fa dormire, nelle notti di guerra.
Una scena di mimesi apertamente insufficiente del tuo desiderio riguardo alla pace.
Che non avrai.
Che non avrai...
(Se volete metterci della speranza, fate voi, non nomino mai queste cose, per paura di spaventarle (doppia, paura))
Nella mia allucinazione sono pieno di paura.
Paura di avere sbagliato, senza sapere cosa sia l'esatto è difficile dirlo. Paura delle ore che precipitano veloci come piombo in acqua, accumulandosi. Ho paura della mia velocità, sulle curve della strada, lì dove i muri la sbarrano. Ho paura di perdermi in una campagna desolata.
Nessuno andrebbe da nessuna parte, senza una terribile paura.
Il brivido che corre lungo la spina dorsale mi sconquassa tutto il corpo.
Questa corsa infinita mi fa sorgere dubbi. Se sia indispensabile ormai per chi è impegnato in battaglia, se abbia uno scopo, o se sia solo il mio quotidiano subire sempre più feroce di una prassi a cui tutti siamo costretti, sempre più lontana da qualsivoglia traguardo.
Distanze che ci affanniamo a coprire ma che aumenteranno sempre di più con l'aumento della velocità massima.
La tregua che ti lascia aperta una visione, che ti chiede di rallentare.
Ma rallentare schiaccia le ossa e ti sputa più lontano possibile. Bisognerebbe rallentare ogni cosa. Ognuno. Rallentare a ritmi più umani. Camminare.
Ma desiderare la stagnazione è reato. Desiderare la lentezza, l'umanità, è obsoleto, da quando dobbiamo avere desideri elettrici. La povera vecchia macchina che tanto ci spaventò un giorno, oggi è quasi derisa. Imperi nascono e muoiono nel giro di venti minuti.
Desiderare il contrario è un reato. Perseguibile per leggi non scritte.
Io non sono il tipo da corsa.
Sono pesante e resistente.
A correre non sono buono.
Parecchio incline ai reati non scritti.
Devo controllare direzione e velocità.
Voglio farlo.
Ma in un epoca di menti alveare, cosa importa uno?
Al massimo la fonte di una incongruenza nel sistema cybernetico.
O tutto intorno si cambia per adattamento.
O verrò eliminato dai programmi di debug.
Bug.
Un tarlo aperto, che cammina sul cervello.
Oggi voglio avere il diritto di camminare, respirare regolarmente, muovere le mie mani al tempo del mio sangue. Voglio essere l'uomo, prima del codice. Rifondare il mondo su di me.
La tregua non ti fa dormire, nelle notti di guerra.
Una scena di mimesi apertamente insufficiente del tuo desiderio riguardo alla pace.
Che non avrai.
Che non avrai...
(Se volete metterci della speranza, fate voi, non nomino mai queste cose, per paura di spaventarle (doppia, paura))
"Il soviet più elettricità
non fanno il comunismo"
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