giovedì 21 giugno 2012

V-nice




Di un posto d'oltremare, che è lontano solo prima di arrivare.




















Partire lascia un carico ad ogni azione che farai, ad ogni passo che ti porterà ad uscire dall'uscio della tua tana.
Tutto si raggruma nel preparare un bagaglio, e riuscire a condensartici dentro.
Questo pantalone nuovo che ho comprato per fare bella figura con la mia ospite lontana, questo pantalone vecchio con cui ho vissuto già anni, belli o brutti che siano stati.
Le mie maglie buffe, le mie maglie nere, le camicie a fiori da vecchio tabagista incancrenito (non fumo neanche, non dovrei farmele piacere così tanto).
Il modo che dovrò trovare per far passare la mia borsa di macchine fotografiche al controllo bagagli.
Asciugamani e mutanti (in realtà mutande, ma non so perché ho scritto mutanti per prima cosa, quindi lo lascerò) per rispettare il contratto umano,
Scarpe per lasciarmi altri chilometri dietro a quelli che ho già percorso.
Le mie carte d'imbarco che ora scoloriscono al sole sul mio letto. Sbiadiscono un po' mentre il viaggio non è ancora iniziato. Questo è il destino delle copie fotostatiche e dei ricordi.
Il libro che devo leggere per il mio prossimo esame. Il copione che devo sapere a menadito per il prossimo spettacolo.
Caricaqualunquecosa per gli oggetti di vita elettronica che mi legano a questo secolo (roba obsoleta, già scaduta, ma forse qualcuno mi farà la cortesia di considerarmi un rottamatore cyberpunk).
Tra minuscole schede SD e calzini sparsi per la stanza ho sempre la sensazione di essermi scordato qualcosa, o peggio, di non aver portato niente di giusto.
Ciondolo per casa, mi guardo intorno, e scrivo un resoconto in rete invece di pensarci ancora.
Partire.
Tutto quello che mi aspetta, e quello che non mi aspetto, alla fine del viaggio mi mantiene in uno stato di sottocutanea eccitazione, piccola angoscia, di quelle da prima di un esame.
Feliz y triste voy a salir.
Non ricordo più bene lo spagnolo come un tempo.
Non sono più quello di un tempo.
È tutta qui l'essenza di questo viaggio.
Stanotte non dormirò nemmeno (già ieri, non l'ho fatto).
Partirò quando il sole non sarà ancora sorto.
Nelle ore che mi separano da questo, scrivo un biglietto di commiato.
E mi dedico una canzone, che altrimenti nessuno lo farà.

Buon viaggio Francesco.
Grazie Francesco.
Vedrai, sarà bello e ti renderà felice.
Lo spero Francesco.


Che poi, lo spero davvero.

Le ore scorrono lente, invischiate nell'afa.







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